Quando scopri un evento interessante quasi per caso, l’esperienza assume una magia particolare, un senso di: “avrei potuto perdermelo, e invece, per fortuna, eccomi qui”.
Questo è quello che ho provato qualche giorno fa, quando, passeggiando per Milano, mi sono ritrovato nei pressi di “WoW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto”. Ben consapevole della sua apertura pomeridiana, vedo però un signore intento ad aprire un grande lucchetto. Dopo aver scambiato semplici convenevoli, mi invita ad entrare: apprendo così di aver conosciuto il Direttore Luigi F. Bona, che da vero leader e anima di questo splendido spazio, ha per primo gli occhi colmi di gioia e passione.
Da vero padrone di casa mi mostra la dimora del fumetto, una biblioteca con oltre 9.000 pubblicazioni da consultare, bellissimi oggetti rari e pezzi da collezione. Personalmente, ciò che mi ha colpito di più è stato l’originale tavolo da lavoro di Cava, al secolo Osvaldo Cavandoli, leggendario animatore, disegnatore e regista, creatore, tra gli altri, del personaggio meta-fumettistico “La Linea”.
Chiacchierando amabilmente con Luigi, siamo finiti a parlare di divulgazione di cultura, e di quanto sia importante non farla fagocitare dal commercio. Quindi mi accompagna al piano superiore, dove ospitano delle mostre temporanee: attualmente è presente la mostra di un altro protagonista del fumetto italiano, Maurizio Bovarini. Gli oltre 150 disegni originali esposti, che spaziano tra illustrazioni, vignette e fumetti realizzati tra gli anni ‘50 e ‘80 e comparsi anche su varie riviste satiriche europee, delineano a pieno l’arte dissacrante e frenetica di questo vulcanico artista. Perdersi tra pennelli e chine cariche potenza espressiva, ascoltandone le storie da chi le ha vissute in prima persona è stato un piacere ineguagliabile.
I lavori di Bovarini sono figli del suo tempo: pregni di politica e simulacri di un’espressività basata sulla satira. Basti pensare che il giornale francese per cui lavorò, e che importò in Italia, diventerà poi il moderno Charlie Hebdo. Se invece andiamo ad analizzare il tratto e i colori coi quali sperimentava, ritroviamo un artista a dir poco contemporaneo, per espressività, ritmo, composizione, regia. La sezione della rassegna che ha come protagonista i musicisti jazz da lui tanto amati lascia addosso una sensazione stupefacente, incentrata sui dettagli e sull’anima di ogni strumento o artista. In chiusura di rassegna, l’opera che sconvolse Crepax: le espressioni di Mussolini che, durante un discorso, si trasmuta e deforma in una bocca autofagocitante.
Dopo tutte queste emozioni incredibili, la mia voglia di fumetto non si era però esaurita. Mi dirigo quindi verso la “Fabbrica del Vapore”, uno spazio del comune di Milano dedicato alla promozione della Creatività Giovanile, dove stazione temporaneamente la mostra “Dopo il Botto”, enorme progetto monografico su Zerocalcare. E quando dico “enorme” intendo che si tratta di oltre 500 lavori, tra tavole, bozzetti e illustrazioni, senza considerare una scenografia apposita che ti catapulta nelle “Macerie Prime”. Il tempo di visita segue una curva più o meno ripida, a seconda della conoscenza dell’autore. Leggere le tavole alle pareti sarebbe stato molto complesso, perciò ho molto apprezzato la presenza di opere consultabili. Conoscendo abbastanza bene le opere di Zero ho preferito dedicare più tempo a contemplare i suoi lavori non pubblicati, ossia le Locandine ed i Manifesti.
Prima di entrare non sapevo come potesse esprimersi una mostra monografica su Michele, la cui forza è il dialogo aperto e sincero, piuttosto che l’impatto visivo del tratto. La mostra però riesce nell’intento di restituire un quadro lineare di Michele, raccontando chi è, come nasce Zerocalcare e soprattutto, quali sono i temi a lui cari.
La luna ormai illumina il Duomo, ed io ho vissuto una giornata incredibile. Ho conosciuto meglio artisti che hanno cambiato per sempre la nona Arte, in maniere sì differenti, ma al contempo attigue, politicamente impegnate, specialmente contro il Potere. Il primo, Bovarini, si focalizzava sulla dirompenza visiva come viatico di suggestioni viscerali, mentre il secondo, Zero, si esprime al meglio tra testo e metatesto, portando alla luce il magma nero e ribollente dei nostri dubbi e delle nostre fragilità.
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Classe '90. Farmacista per sbaglio, noto accumulatore di giochi da tavolo. Nasce e cresce a suon di Marvel e Disney e tanto basta...