Amiche e amici, tre anni dopo questa analisi entusiasta, torniamo a parlarvi di Arcane, la cui seconda ed ultima stagione si è conclusa su Netflix sabato scorso.

Sempre prodotta da Riot Games e Fortiche Production, Arcane 2 si divide anch’essa, come la precedente stagione, in 3 atti di 3 episodi ciascuno, che portano a conclusione questa re-interpretazione dell’universo di League of Legends e soprattutto dei suoi protagonisti.

La disamina partirà da una introduzione spoiler-free, che speriamo incuriosisca chi non ha ancora visto la serie a recuperarla, e terminerà con un approfondimento ben marcato e indirizzato a chi ha già fruito di tutti e 9 episodi.

Ma bando alle ciance e ricordiamo…

Dove eravamo?

Tre anni di attesa per una seconda stagione sono tanti… specie per una prima stagione come quella Arcane, che aveva regalato una intensità di racconto rara.

Nella cornice di uno scontro multiforme tra prospettive morali e intellettuali, tra ricchi e poveri, tra oppressi ed oppressori, tra caos e ordine, tra ordine e libertà, tra sacrificio e progresso, tra amore e vendetta, in Arcane Stagione 1 si sono mossi personaggi decisi, ma tristi e ambigui, con cui è stato semplice e bello empatizzare.

La lore del videogioco veniva tenuta sullo sfondo, e la storia riusciva a mettere più o meno sullo stesso piano di fruizione sia i cultori sia i totali novizi. I rimandi al brand di LoL erano eleganti e naturali testimonianze d’amore per la materia prima, mai imposte e sempre integrate come potenziali spunti da approfondire.

Lo stile d’animazione rivoluzionario, le musiche narrativamente perfette, la regia e il montaggio sempre concentrati e a fuoco completavano un quadro esaltante, lasciato però in sospeso, con tante, forse troppe possibilità.

E allora i tre anni di attesa per una seconda e ultima stagione, a pensarci bene, forse erano giustificati, perché per far bene occorrono tempo e cura.

Quindi…

Dove siamo? (No Spoiler)

Chi vi scrive è soddisfatto dal finale di Arcane 2, che arriva dopo una cavalcata a rotta di collo di 9 episodi straboccanti di avvenimenti, forse un po’ troppi, che avrebbero verosimilmente meritato un paio di episodi in più per dare un respiro maggiore al pubblico e alla storia.

Da un lato, la serie di fida del pubblico e lo sprona a intuire o percepire gli sviluppi in maniera onirica, visiva e diegetica, senza imboccargli le informazioni, anche misteriose, che offre. Questo è apprezzabile, ma va detto anche che, dall’altro lato, che l’organicità, il ritmo e la concentrazione della prima stagione vengono leggermente meno, perché gli eventi si susseguono e accumulano ben oltre la capacità di carico e risoluzione verosimilmente attribuibili a 9 episodi da 40 minuti ciascuno.

Torna lo scontro tra Piltover e Zaun, con i relativi “campioni” colti nel mezzo e costretti ad assumere ruoli scomodi e a prendere decisioni difficili. In gamba tesa però intervengono e si moltiplicano a vista d’occhio le complicazioni portate dai Noxiani, dall’Arcane e dalle sue manifestazioni, ma anche da pressanti e continui ritorni, tradimenti, misteri, ribaltamenti di scenario e rimandi misteriosi alla lore, che finiscono inevitabilmente per distrarre un po’ dalla carne viva della storia. 

Per quanto riguarda l’animazione, nonostante alcune critiche circolanti in rete, che condannano una ricerca più “formale”, pensiamo invece che il lavoro sia rimasto fresco ed innovativo. Anzi, l’esperienza e la consapevolezza raccolte hanno permesso alla serie di esplorare il medium in maniera radiale, mescolando a volte stili differenti in base al contesto. L’animazione si fa infatti molto spesso veicolo narrativo formale per proiettare la sfera emotiva dei personaggi: basti pensare alla sequenza ad acquerello che racconta il passato di Vender.

Al netto di alcune sotto-trame e svolte troppo repentine o troppo criptiche, Arcane 2 resta quindi potente a tutti i livelli: drammaturgico, registico, tecnico, espressivo. Merita perciò più di una visione per riuscire a cogliere la miriade di sfumature che la popola.

E a proposito di sfumature, ora cercheremo di evidenziare quelle che ci hanno colpito di più con una ricchissima sezione spoiler che inizia… ora…

Dove andremo? (Spoiler)

Le scelte morali dei protagonisti si intrecciano profondamente con il loro percorso emotivo e psicologico. Le riflessioni sui propri errori giocano un ruolo fondamentale nella crescita dei personaggi, ed è proprio attraverso le loro scelte che Arcane esplora temi universali come la redenzione, il sacrificio e la ricerca di un equilibrio.

Il personaggio di Jinx è emblematico quando si parla di sacrificio e redenzione. La sua storia è una delle più tragiche e complesse della serie, e nella seconda stagione il suo percorso interiore continua ad essere segnato da un conflitto tra il desiderio di appartenenza (a Zaun, a Silco, a Vi, a Isha) e la consapevolezza della sua distruzione interiore. Divenuta suo malgrado un’eroina, un simbolo, Jinx vorrebbe ricominciare con Isha ciò che con Vi non è stato possibile: una vita felice, un rapporto sano tra sorelle, in cui stavolta è addirittura lei l’adulto; non più Powder, ma neanche più Jinx. Al termine del secondo atto, questo nuovo inizio le viene però drammaticamente negato dalle circostanze della guerra di cui lei è stessa è stata miccia. Ciononostante, la piccola Isha, pur nella scena forse più dolorosa di tutta questa seconda stagione, riesce comunque a lanciare un messaggio di speranza, eroico, puro, incosciente: è giusto morire col sorriso per salvare chi ami. In questa luce, la scelta finale di Jinx di sacrificarsi a sua volta (o forse solo di scappare e ricominciare daccapo altrove, come sembrerebbero suggerire gli indizi) ricorda un po’ quella di Frodo al termine de Il Signore degli Anelli. Il messaggio è analogo: troppa sofferenza, vissuta, inflitta e subita, non può trovare altro riscatto se non quello di una liberatoria uscita di scena, per il bene di tutti, per permettere a tutti di voltare pagina e guarire.

Ekko, dall’altro lato, ci mostra un tipo di sacrificio ancora più altruista ed orientato verso il bene comune. Emblematica, in tal senso, la sua scelta di tornare nell’universo originale, dove la situazione è belligerante e catastrofica, piuttosto che vivere una vita pacifica in una realtà alternativa decisamente più allettante. Tragica ma coerente anche la fine eroica di Heimerdinger, che raggiunge la propria catarsi di studioso e maestro donando anche lui la vita per dare una possibilità al prossimo e al progresso.

Il rapporto tra Vi e Caitlyn subisce nuove pressioni, spinte e pericolo, ma alla fine resta saldo e le due si completano sposando le rispettive battaglie che diventano una: la promessa di una civiltà giusta, dove l’amore muove le coscienze, non la violenza.

Ambessa e Mel vivono le conseguenze di un passato oscuro, di peccati brame e sacrifici che tornano ad infestare il loro presente e che le costringono a cercare nuovi poteri, nuove armi, nuove alleanze. Una ricerca spasmodica della supremazia fisica, politica ed intellettuale che disgrega ciò in realtà preme ad entrambe: ritrovare un briciolo di familiarità e tenerezza fra madre e figlia.

E parlando di Mel ci tocca aprire, per onestà, una parentesi sulla sotto-trama che ci ha convinto di meno, quella della Rosa Nera, in cui la critica di frettolosità e accumulo esagerato di input trova per noi l’esempio più lampante. Di per sé già enigmatico per definizione, in quanto legato a segreti, traumi, misteri, congiure e intrighi, questo segmento risulta spesso frustrante e auto-riferito, quasi slegato dal contesto. Non che manchino, anche qui, degli highlight: il percorso di Mel e la sua “rinascita” sono punteggiate da suggestioni scelte stilistiche fortissime.

Il contrasto tra Jayce e Viktor, infine, si intensifica fino a diventare il cuore pulsante del conflitto ideologico dell’intera. Jayce fa un appello all’umanità, parlando di come le imperfezioni siano ciò che ci rende cio che siamo. La sua convinzione che la bellezza della vita risieda proprio nella sua incertezza e nelle sue contraddizioni si scontra con la ricerca ossessiva di perfezione di Viktor. Quest’ultimo, quasi asceso a divinità, è ormai al punto di non ritorno: la sua ossessione per la scienza e la perfezione lo hanno allontanato dal mondo umano e dalle sue emozioni. La solitudine che Viktor sperimenta nel processo di purificazione attraverso la tecnologia è una condanna auto-imposta che evidenzia i pericoli di una visione troppo rigida del progresso. A conferma del tutto, è lo stesso Viktor del “futuro” a pentirsi della via intrapresa: un mondo purificato dal male, ma spento e privo di vita.

Nonostante il conflitto si sia espanso verticalmente, lasciandosi alle spalle la faida Zaun-Piltover per fare fronte comune nei confronti di una minaccia più grande (quella portata da Viktor) il punto forte della serie restano le interazione tra i personaggi.

Gli ultimi tre episodi della seconda stagione di Arcane sono un turbine di eventi che si susseguono con una velocità impressionante. Tuttavia, questa accelerazione narrativa ha un impatto significativo sul ritmo emotivo della serie: mentre gli eventi si susseguono senza sosta, il pubblico non ha molto tempo per metabolizzare il carico emotivo. Questa frenesia, in un certo senso, rispecchia il caos interno dei protagonisti, impegnati a lottare contro il tempo e le circostanze senza fermarsi a riflettere su ciò che sta accadendo.

Ma se da un lato questo ritmo incalzante mantiene alta l’adrenalina, dall’altro crea una sensazione straniante. Eppure, proprio quando sembra che la frenesia si sia placata, il vero contraccolpo emotivo si fa sentire. Non arriva subito, ma piuttosto gradualmente, dopo aver assimilato tutte le implicazioni di ciò che è successo. La sofferenza dei personaggi, il sacrificio, la perdita e la solitudine emergono in tutta la loro forza, proprio quando lo spettatore ha bisogno di fare i conti con le emozioni che sono state, in un certo senso, sepolte sotto il flusso rapido degli eventi. Forse anche molto dopo la fine dei titoli di coda.

E ora la domanda fatidica: cosa ci riserverà il mondo animato di LoL dopo Arcane 2?

La rete si è già scatenata in speculazioni e teorie su prossime serie presumibilmente ambientate a Noxus, Ionia e Demacia. Tuttavia, mentre la macchina dell’hype si rimette in moto, chi vi scrive vuole concentrarsi ancora su ciò che abbiamo visto, e rivederlo per rivivere le emozioni di questo capolavoro di narrazione, visione e tecnica: un’opera d’arte che per noi merita già il titolo di classico rivoluzionario per il futuro del linguaggio dell’animazione.

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Classe ‘92. Laureato in/appassionato di: lingue, letterature e culture straniere. Giornalista pubblicista, divoratore di storie, scribacchino di pensieri propri e traduttore di idee altrui.

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Classe '91. Amante delle arti visive, della musica ed appassionato delle culture pop asiatiche. Scarabocchiatore freelance.

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