Bentornati, amici di Capri Comics, nella galassia lontana lontana.

Vi ho parlato di quasi tutti i prodotti di Star Wars usciti negli ultimi anni, e se qualche volta non l’ho fatto, è perché non avrei potuto parlarne bene, visto il mio affetto verso questa saga.

Fortunatamente, oggi vi dico quali sono le mie personali sensazioni (no spoiler) su Ahsoka, miniserie ideata da Jon Favreau e Dave Filoni, prodotta da Lucasfilm e distribuita su Disney+.

Ma prima…

Ahsoka, la Padawan di Anakin

Inciso necessario per chi si affaccia oggi all’universo di Star Wars.

Ovviamente, questo mini riassunto non può sostituire ore ed ore di screen-time, dato che, solo in Clone Wars, Ashoka appare per più di otto ore. Tuttavia, punterò a fornirvi una guida galattica abbastanza concisa ed esplicativa da farvi prendere una decisione di visione (o meno) quantomeno informata.

Dunque, Ahsoka Tano è una giovane padawan che viene assegnata ad Anakin per renderlo più maturo e responsabile, ed effettivamente è ciò che avviene durante le guerre dei cloni. Il giovane sky-coso (nomignolo dato da Ashoka) spiega ad un’adolescente, furba e spericolata, come prendersi cura delle altre persone, e questo funziona… almeno per un po’. Poi, come tutti gli adolescenti, anche lei si trova a dover lasciare il nido. Pur allontanandosi dal suo maestro e dall’ordine dei Jedi, Ashoka non riduce tuttavia il suo legame con la forza, anzi…

Dopo le guerre dei cloni e la caduta della repubblica, la giovane prende il nome di Fulcrum e possiamo seguire le sue avventure nella serie Rebels, fino ad arrivare alla serie uscita in questi mesi, che è un diretto seguito di ciò che accade in Rebels. (Lo so, dovrei spiegarvelo, ma poi perdereste davvero dei piccoli capolavori, quindi recuperatela).

Ashoka, figlia di Lucas e Filoni.

Da cosa deriva il successo di questo personaggio?

Non credo esista un’unica risposta, ma forse, quella che più si avvicina alla verità è la sua genesi.

Ideata da Lucas in persona e sviluppata poi stagione dopo stagione insieme a Filoni, Ashoka è stata quindi tramandata dolcemente, senza strattoni, ma con genuino amore per la stesura del progetto. Questo ha reso Filoni la persona più indicata per prendere le redini dopo il disastro della nuova trilogia cinematografica.

Ovviamente, per quanto la parentesi realista, intimista e politica di Andor sia stupefacente, il vero Star Wars è fatto di trame epiche e valori spirituali ed onorevoli. E questo Dave Filoni lo sa, lo ha imparato da George stesso, accanto a lui. Perciò, quando si deve riportare sullo schermo Anakin, lo si fa coi guanti di velluto, e prima di accendere una lightsaber si studiano i combattimenti, prendendo ispirazione dai samurai, così come faceva Lucas.

Ashoka-Dawson

Questo è il momento in cui, finalmente, iniziamo a leggere qualcosa sulla serie.

Partendo dal Cast, Rosario Dawson è perfetta per la parte e la somiglianza con il personaggio è stratosferica. Essendo poi praticamente coetanee, Ashoka e Rosario si mescolano in maniera perfetta, lasciando intravedere un passato da “furbetta”, schiacciata un po’ dal peso delle battaglie e delle perdite. 

Niente da dire sulle altre scelte di casting: ogni interpretazione è precisa e professionale, ma una menzione più lunga va all’antagonista interpretato dal compianto Ray Stevenson, scomparso proprio mentre girava un film ad Ischia. Il suo personaggio è sicuramente la sorpresa della serie. Ray, o Baylan (nome del personaggio), credono fermamente nella forza come concetto spirituale ed al di sopra dell’uso pratico di Jedi e Sith. Il villain ha quindi uno scopo preciso, e vuole raggiungerlo, ma senza cattiveria machiavellica, bensì solo con audace e carismatica determinazione. È davvero il mio rammarico più grande non poter vedere Ray dare ulteriore vita alla storia che Filoni ha pensato per Baylan. 

Il risveglio…

Esaminate le scelte attoriali, mi chiederete: quanto è necessario aver visto le altre serie e film della saga. 

Beh… ve lo dico: è necessario. 

Non perché il prodotto non possa essere apprezzato così com’è. È infatti una storia solida, che equilibra nuovi e vecchi elementi. Dopo una progressione lineare ma intensa e interessante, la narrazione si chiude nel momento più buio degli eroi, invogliando lo spettatore a sapere altro. Un trucco vecchio come il mondo, ma che bisogna anche saper usare, e gli autori della serie ci sono riusciti.

Conoscendo le tematiche nate con Lucas in prima battuta ed esplorate da Filoni poi, in Ashoka si riesce ad assorbire quanto amore esiste per ogni dettaglio, senza cadere nell’autoreferenziale. La serie restituisce semplicemente l’idea di cosa può dare ancora questa fantastica galassia, se guidata da un timoniere innamorato della rotta e non ristretto da freddi algoritmi di produzione.

Affacciatevi ad Ahsoka soprattutto se siete dei fan delusi di Star Wars, e se pensate di non poter essere più sorpresi. 

Che la forza sia con voi.

Sempre.

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Classe '90. Farmacista per sbaglio, noto accumulatore di giochi da tavolo. Nasce e cresce a suon di Marvel e Disney e tanto basta...

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