Amiche ed amici del Capri Comics, oggi vogliamo parlarvi di un film attesissimo, che per molti appassionati come noi rappresenta un punto di arrivo, un punto di svolta, un trivio, una retrospettiva, una rivelazione.
Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time è infatti tutto questo e molto di più, talmente tanto di più che con una sola “recensione a caldo”, ad appena due giorni dalla prima visione, non riusciremmo mai ad analizzare lucidamente ed approfonditamente l’oceano di suggestioni e significati contenuto in questo film.
Ci limiteremo quindi, senza fare spoiler, a fornire alcune chiavi di lettura dell’opera, insieme alle nostre opinioni personali, a coloro che non conoscono l’universo di Evangelion. Nel caso in cui vogliate approfondire, nel finale vi rimanderemo poi ad altre due autorevoli fonti.
Ma ora iniziamo e…
Saliamo a bordo dell’Eva
Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time è il quarto ed ultimo film della tetralogia Rebuild of Evangelion, che offre una visione alternativa quanto complementare del celebre anime Neon Genesis Evangelion, composto originariamente dalla serie di 26 episodi e dai lungometraggi Death & Rebirth e The End of Evangelion.
Dominus indiscusso di questa saga è il regista, animatore e sceneggiatore Hideaki Anno, considerato globalmente, e a buona ragione, come uno degli artisti più influenti, interessanti e complessi dell’epoca contemporanea.
Ma quindi, di grazia, cosa ci racconta questa acclamatissima opera?
Per sommi capi, Evangelion narra di un mondo futuristico minacciato, a distanza di quindici anni da una catastrofe planetaria nota come Second Impact, da creature misteriose dette Angeli (oppure, per i più radicali, Apostoli). Per scongiurare tale pericolo, l’umanità ha sviluppato, in apparente continuità con il filone narrativo dei mecha, i cosiddetti Evangelion, ovvero delle macchine umanoidi pilotate da ragazzi e ragazze dotati di una predisposizione molto particolare. Tra questi, il nostro protagonista, Shinji Ikari, che intrattiene un rapporto problematico (per usare un eufemismo) col padre, Gendō Ikari, il quale è a capo dell’organizzazione Nerv, che si occupa di contrastare gli Angeli.
Inquadriamo il bersaglio…
Ciò che ci preme sottolineare è che, sotto la veste di mecha che fanno a botte con esseri enigmatici, circondati da riferimenti esoterici e religiosi, Evangelion vuole manifestare i disagi sociali che permeano la società moderna, in particolare quella giapponese.
Quello iniziato da Anno, nel lontano 1995, è infatti un lungo e articolato viaggio alla scoperta di sé stessi e dell’importanza dei rapporti interpersonali, ma su questo ritorneremo a breve.
Nella tetralogia dei Rebuild, e specificatamente in questo ultimo capitolo, il mosaico di riflessioni espresse lungo tutta la saga trova una conclusione chiara e soddisfacente, tanto per i protagonisti quanto per l’autore (e per noi spettatori, chiaramente).
… e spariamo
Evangelion 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, con tutti i pregi ed i difetti del caso, può tranquillamente essere definito un capolavoro dell’animazione contemporanea (change our minds).
Ogni scelta, dal comparto tecnico alla regia, dal montaggio alla colonna sonora, e chi più ne ha più ne metta, è perfettamente calibrata e al servizio di una narrazione che è una vera e propria altalena di emozioni.
Si parte infatti da un primo atto malinconicamente bucolico, che quasi si rifà all’immaginario estetico dello Studio Ghibli, per poi arrivare ad un punto di rottura davvero senza pietà. Da quel punto in poi, il ritmo accelera in maniera vertiginosa (sia in termini di azione che di introspezione), fino ad un epilogo meta-testuale che annulla sia la distanza tra i personaggi che quella tra l’autore e lo spettatore.
Abbassiamo i nostri A.T. Field
Il film esprime con disarmante sincerità una condizione molto diffusa, quella cioè della solitudine apparentemente felice e soddisfatta, che ad un tratto viene incrinata e mutata dall’amore.
Ma cosa succede quando un tale amore rivoluzionario si spegne? Si può tornare indietro, all’auto-sufficienza di prima?
Anno ci dice di no, perché nel frattempo il sentimento ha cambiato la nostra natura: ora la solitudine non è più vissuta come un’autarchia, bensì come un guasto, una mancanza, una incomunicabilità, un abisso che ci separa dagli altri e che sentiamo di non poter riempire.
In Evangelion, questo abisso è rappresentato dall’Absolute Terror Field (abbreviato in A.T. Field), una barriera sia metaforica che sostanziale che protegge e separa tanto gli Eva dagli Angeli quanto gli umani tra loro stessi.
Ma come si abbattono queste barriere? Come si riempie questo vuoto?
Grazie al contatto umano, che però, secondo l’autore, viene spesso ostacolato dai traumi personali, con la tragica conseguenza di un’alienazione sempre più grave e profonda. Per curarla occorrerebbero infatti atti decisi e sforzi congiunti che ci spoglino di egocentrismi, diffidenze e rimpianti, permettendoci così di riconnetterci davvero agli altri.
E forse, alla fine, sotto tutti gli strati interpretativi, i gerghi misterici e i simbolismi inquietanti, Evangelion ci consiglia davvero “solo” questo: vivete là fuori, nel mondo, anche se ciò all’inizio può ferirvi, perché solo in una vera comunità ritroverete sempre speranza e senso. Persino se non sapete nemmeno cos’è una stretta di mano.
Un ultimo bacio
È il momento di scendere dall’Eva, amici e amiche del Capri Comics, anche perché, come già accennato, Anno ci esorta a svestirci delle nostre corazze (fisiche e mentali) e a non aver paura di sbucciarci le ginocchia giocando un po’ insieme agli altri.
Grazie di aver letto questo nostro piccolo contributo ad una delle più monumentali opere d’animazione (e non solo) di tutti i tempi; un’epopea meravigliosa che da anni ci ispira e ci fa ragionare, e della quale ci tenevamo a parlarvi.
Per chi volesse approfondire, dopo la visione dell’intera saga, la trama, i misteri e i retroscena di Evangelion, vi lasciamo di seguito due autorevoli fonti da poter consultare.
Distopia Evangelion: http://distopia.altervista.org/
Dummy System: http://www.dummy-system.com/