Scritto e diretto da James Gunn, Guardiani della Galassia Vol. 3 è il trentaduesimo film del Marvel Cinematic Universe, ma resta in tutto e per tutto un film di James Gunn, una limpida espressione della sua folle creatività, solo vagamente irregimentata dai limiti della Disney.
Il regista è peraltro passato di recente al “nemico” dei DC Studios, e non come semplice autore, ma come co-presidente, co-amministratore e direttore creativo. Un bel traguardo per un regista partito dai freak-movies della Troma.
Insomma, uno come Gunn, ad oggi in grado di lavorare, praticamente in contemporanea, sia per Marvel che per DC deve essere uno con le idee chiare e con la forza e credibilità di vederle realizzate. E anche quando un suo film floppa al botteghino, come The Suicide Squad, si potrebbe discutere del fatto che sia comunque il film DC meglio riuscito, o quantomeno il più interessante.
Tornando ai Guardiani, Gunn non si smentisce: le sue idee e la sua forza deflagrano ancora una volta in regalandoci, per ora, a parere di chi scrive, il miglior film delle fasi 4 e 5 dell’MCU.
Ma andiamo con ordine.
Per chi cerca uno o più motivi per andare a vedere il film, a breve ne tratteggeremo a grandi linee, e senza spoiler, la trama, le suggestioni e i movimenti. Poi, per chi vuole un commento più “ricco”, continuate a leggere dopo lo spoiler warning.
Salviamo il…
La trama è presto detta e si configura come una missione di salvataggio di Rocket, che all’inizio del film resta gravemente ferito durante l’incursione, nella base dei Guardiani, di un nuovo nemico, Adam Warlock. Si scoprirà poco dopo che la missione di Warlock, sconfitto e messo in fuga per il rotto della cuffia, era quella di catturare proprio Rocket, su mandato di sua “madre”, l’Alta Sacerdotessa Sovereign Ayesha, già comparsa come nemico secondario nel Volume 2 dei Guardiani. Ayesha prende in realtà ordini dall’Alto Evoluzionario, un crudele e potente genetista con il vizio di creare e distruggere civiltà, il tutto alla spasmodica ricerca della “specie perfetta”. Rocket è infatti una sua creazione, e l’Alto Evoluzionario lo rivuole perché lo ritiene il tassello mancante del suo folle progetto.
Tutto il film è quindi una contrapposizione tra i Guardiani che cercano di salvare Rocket e l’Alto Evoluzionario che cerca di catturarlo. Nel mezzo, i temi dell’identità, della diversità, dell’amicizia, della crudeltà, della compassione e dell’amore tra imperfetti, tanto cari a Gunn, espressi attraverso regia, scrittura, fotografia, design, interpretazioni e musiche calibrate in maniera magistrale.
Piani sequenza di azione frenetica si accostano a momenti di dolcezza o di disperazione, in una vera e propria montagna russa di emozioni.
Ogni personaggio, anche i più secondari, hanno un conflitto da risolvere, un trauma da affrontare, una consapevolezza da raggiungere, una gabbia da cui evadere, una speranza di libertà per cui lottare. E ci riescono, e noi non possiamo non esultare per loro, rivedendoci nelle loro difficoltà, benché si tratti di alieni o super uomini e donne che combattono per salvare la galassia.
Quando un film così, un blockbuster di pura fantasia e azione, creato in teoria per il grande pubblico e come tassello di un franchise plurimiliardario, ti riesce a scaldare, ispirare, emozionare, facendoti lasciare il cinema senza parole e con la voglia di rivederlo e di ragionare su ciò che hai visto… Beh… Quando accade questo, allora non si può che dare ancora una volta atto al regista/sceneggiatore/produttore del suddetto blockbuster di essere un Autore Vero (maiuscole volute).
Se devo trovare dei difetti (che impallidiscono di fronte all’insieme) potrebbero essere l’eccessiva inverosimiglianza di alcuni passaggi centrali della trama, che sembra arrotolarsi su se stessa, o alcuni strani momenti in cui i dialoghi si slabbrano inaspettatamente, diventando piuttosto lunghi e carichi di spiegazioni non necessarie, almeno per me.
Detto questo, se avete già visto il film e volete qualche dettagli in più, da qui in poi ci addentriamo negli spoler! Non andate oltre se volete andare al cinema e godervi per bene il viaggio di adrenalina, risate e colpi al cuore che è Guardiani della Galassia Vol.3!
…procione
A dirla tutta, Guardiani della Galassia Vol.3 non offre chissà quali colpi di scena, ribaltamenti o sconvolgimenti, e quindi quelli che seguiranno non saranno degli spoiler nel senso stretto del termine, ma piuttosto le osservazioni di chi vi scrive sui personaggi principali dell’opera.
Essendo questo, almeno verosimilmente, il suo ultimo film nell’universo cinematografico Marvel, Gunn non sembra avere particolare interese nel costruire connessioni con altri film, nel preparare il campo ad altri capitoli, nel creare hype per il futuro. Il suo focus, come sempre, ma in qui in particolare, sono i personaggi, le loro scelte dinamiche e la definizione della loro prospettiva personale. Come già accennato, una volta tolta l’azione, la follia, la meraviglia degli effetti speciali, ciò che resta è una storia corale di personaggi sbandati che cercano di evadere dalle rispettive gabbie emotive, ciascuno alla ricerca della propria identità e del proprio posto nella galassia.
Il protagonista assoluto, per me, è Rocket, benché passi quasi metà del film privo di sensi e moribondo. Attraverso dei flashback ben congeniati e distribuiti, scopriamo finalmente i dettagli del suo passato di orripilanti esperimenti genetici ad opera dell’Alto Evoluzionario, che per pura ossessione personale non si fa scrupoli a strappare una creatura innocente dalla sua natura per imporgliene una nuova, non voluta. Scopriamo anche della tragica perdita della sua prima famiglia, la lontra Lylla, il tricheco Teefs e il coniglietto Floor, esperimenti come lui, desiderosi come lui di viaggiare nel cielo meraviglioso che immaginano ci sia oltre il soffitto arruginito della loro squallida prigione. Quella di Rocket Racoon, è quindi una drammatica, bellissima lotta, poi vinta, per accettare chi era, un procione, e di chi è diventato, un Guardiano dei propri affetti e di chi non può difendersi. Un viaggio che si può riassumere nella frase di Lylla, che gli restituisce di fatto la voglia di vivere: “Ci sono mani che ci creano e mani che ci guidano.”
Anche Starlord lotta, oltre che per salvare i propri amici e la galassia, per accettare qualcosa che non può cambiare: la morte della Gamora che amava e la presenza nella sua vita di una Gamora alternativa, che pur aprendosi piano piano all’affetto altrui, e pur imparando a voler bene a Peter nel corso della storia, non è ultimamente interessata al suo amore e vuole continuare la propria vita da Ravager. Il conflitto del leader dei Guardiani è anch’esso estremamente doloroso e complesso, ma viene infine risolto, ancora una volta, tramite la ritrovata consapevolezza della propria identità, stavolta di terrestre. Abbandonato il suo ruolo, Peter torna sulla terra, e l’incontro con suo nonno, che l’ha sempre aspettato, dissipa i suoi ricordi distorti dal dolore, restituendo la pace ad entrambi.
Un’altra protagonista che sente di dover abbandonare i Guardiani alla fine del film è Mantis. La sorellastra di Peter capisce, pur con sofferenza, di doversi allontanare per esplorare i propri sentimenti e scoprire chi è e cosa vuole davvero, dopo una vita passata a curare le emozioni altrui e a fare quello che gli altri volevano. Sottilo e toccanti anche le evoluzione di Drax e Nebula. Il primo abbandona la propria rabbia da distruttore e abbraccia anche lui a pieno il ruolo di protettore e padre, nel ricordo di sua moglie e sua figlia, tragicamente scomparse. La seconda impara ad accettare i propri difetti, senza più proiettarli sul prossimo, mettendoli invece al servizio dei propri amici e dei più deboli. Poi c’è Groot, il collante e lo spirito guardiano dei Guardiani, che ne incarna l’essenza più pura, disinteressata e protettiva. Su di lui c’è poco da dire: è Groot!
Menzione speciale per Kraglin, Cosmo ed Adam Warlock, che pur con pochi minuti di presenza a schermo hanno comunque anche loro un ruolo nell’economia del film e soprattutto una tensione da risolvere: dimostrare il proprio valore a dispetto delle proprie insicurezze.
L’unico personaggio davvero crudele e privo di anima è l’Alto Evoluzionario, un novello Dottor Moreau che nonostante il suo genio, i suoi poteri, e la sua influenza, si dimostra essere patetico, stupido e isterico, incapace di amare ciò che crea e ossessionato da una perfezione che non troverà mai.
Per concludere, Guardiani della Galassia Vol. 3 è un film dalle mille suggestioni. È un blockbuster ed è un’opera auotoriale. È uno studio sui personaggi ed è un roller-coaster esaltante e divertente. È un film da vedere. Quindi fatevi un favore e vedetelo. Se non vi piace, allora il cinema di James Gunn non fa per voi. Pazienza.
About the author
Classe ‘92. Laureato in/appassionato di: lingue, letterature e culture straniere. Giornalista pubblicista, divoratore di storie, scribacchino di pensieri propri e traduttore di idee altrui.